domenica 5 febbraio 2012

Riflessioni nevose

5 febbraio 2012
L'ultima grande nevicata sulla mia città, risale al 1985. Avevo undici anni. Sicuramente mi divertii da matti insieme ai miei amici. I ricordi sono svaniti con la neve nei giorni seguenti ma le sensazioni non si dimenticano. Quando vivo un momento non penso che possa essere unico, irripetibile. E così lo vivo con superficialità e poi quando passano gli anni mi rendo conto che le cose non si ripetono.

La neve ora cade. Ogni fiocco è un fiocco unico. Mi sento volteggiare solitario nell'aria, quasi non ricordo neanche le facce dei miei amici e se per caso questo fiocco che scende al mio fianco è uno di loro, non lo riconoscerei. Crescendo si resta individualisti, e la vita è quella propria e nient'altro. E ora che nevica? é la stessa cosa? Bisognerebbe guardare la neve. Un fiocco non è nulla, poi cade a terra e potrebbe sciogliersi ma ne cade subito uno accanto e un altro sopra e così via, e il tutto si trasforma in quel miracolo di bianco candore che trasforma il  noto paesaggio. Si può non condividere un'emozione? Si può gioire in solitudine? Non è questione di neve, ora. Si può cadere volteggianti in perfetta solitudine e sperare di cambiare in meglio, in candore questo spazio tetro che ho di fronte alla mia finestra? Ecco perchè poi, mi scrive un sms un mio amico per condividere lo stupore di una nevicata che da queste parti manca da vent'anni, ed io penso che abbia sbagliato numero. E ora se voglio cambiare paesaggio occorre ripensare a me stesso.

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