Al molo sud faccio pensieri veramente intelligenti. Da ragazzino pescavo
balene e navigavo mari, altro che Pequod. Oggi vengo qui con l’Ipad e faccio
foto. Pensieri intelligenti, anche. Col tempo, il mio molo è stato spogliato di
quel fascino grezzo e marinaro che mi faceva star bene: che mi faceva sognare
di essere un marinaio pronto ad imbarcarmi per destinazioni lontane.
Il cambiamento iniziò con il Gabbiano Jonathan Livingston: un gabbiano stacanovista: brutto esempio. Poi gli scogli divennero sculture vive. Ora impazzano colori. Questo molo è sempre più moderno, caspita. Così moderno che mi trascina a far pensieri intelligenti e moderni allo stesso tempo.
Il cambiamento iniziò con il Gabbiano Jonathan Livingston: un gabbiano stacanovista: brutto esempio. Poi gli scogli divennero sculture vive. Ora impazzano colori. Questo molo è sempre più moderno, caspita. Così moderno che mi trascina a far pensieri intelligenti e moderni allo stesso tempo.
Cerco il miglior scorcio del panorama che ho di fronte. Faccio
foto e me le guardo in diretta. Le pubblico su Facebook e spero che qualcuno le
commenti. Resto in attesa: ricarico più volte la pagina web: nessun post:
nessun apprezzamento.
Il Gabbiano J.L. è in cielo, lo osservo da tempo: è su in cima per
scrutare il mondo. Scendi che ti fai male! Se non scendi, vengo lì e giro
quella specie di ruota che ti sostiene: rovescio la situazione: ti posiziono in
basso: lo stormo Buonappetito in alto:
è ora che cambi qualcosa in questo molo! Sempre tu devi stare lassù? Ci senti? “Vù calà o non vù calà?”.Quanti pensieri intelligenti faccio qui al Molo sud: è ora che
smetta. Mi addormento col sole a picco e gli schizzi delle onde sul viso.
Qualche granchio mi cammina sopra e lo lascio fare. Apro gli occhi, J.L. spicca
il volo, si stacca dalla ruota che lo sorregge e vola lontano. Il monumento
resta spoglio, i gabbiani in basso garriscono stupiti. Mi arrampico sul
monumento, mi aggrappo disperato a questa specie di ruota, arrivo in alto. Apro
le mie braccia come se fossero ali. Finalmente ho preso il suo posto: The Jeff way.
I gabbiani sempre più increduli fanno segni di disapprovazione.
Chi vola sopra gli altri rischia di essere incompreso, penso. Ed io sono qui al
posto di J.L. semplicemente per osservare il molo, il mare, il mondo.
Quanti pensieri intelligenti faccio, al molo sud. Non vorrei mai
andarmene da qui. Ed ora che sono in alto, e J.L. non c’è, mi sento bene. Mi
sento grezzo e rude. Mi sento bruciato dal sole e dal vento. Aspetto una nave
che mi porti lontano con gabbiani al suo fianco. Prima dovrei scendere da
questo monumento: ma non so come fare. Non posso tornare indietro: posso solo ridiscendere
cadendo, facendomi del male.
La prossima volta non vorrei impelagarmi con discorsi intelligenti,
vorrei semplicemente pensare al mare e cosa c’è oltre questo azzurro di
felicità.
Ora mi tuffo. Nuoto fino alla punta del molo e poi mi immergo
sott’acqua. Lì sotto, su uno scoglio, c’è una scritta. Non riesco a leggerla.
Cerco di restare sott’acqua il più possibile. Mi manca il fiato, sono costretto
a risalire. Quando riemergo mi guardo intorno. La prima cosa che vedo è Jonathan Livingston: è tornato al suo
posto. Ridiscendo sott’acqua: il mio Ipad?: La mia Pequod? Anche senza respiro
faccio pensieri intelligenti: un po’ annacquati, ma intelligenti. Giuro.
Jeff l'anarco insurrealista
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